Associazione Alessandro Scarlatti
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Giovedì 31 marzo 2022 – Andrea Lucchesini e Giovanni Bietti

Un concerto all’insegna dell’incontro tra musica e divulgazione musicale con la presenza di un grande pianista italiano come Andrea Lucchesini e un ormai famoso “narratore” dei fatti musicali come Giovanni Bietti. Il tema è un excursus nella “forma sonata” e condensa un secolo di musica pianistica accostando, in un percorso che si svolge a ritroso nel tempo, la sonata di Liszt e uno dei capolavori del Beethoven della maturità, l’op. 109.

biglietteria

Grande Musica a San Giorgio.
Progetto Rachmaninov e dintorni

Pronti con la seconda parte di Grande Musica a San Giorgio dedicata al progetto “Rachmaninov e dintorni” in collaborazione con il  Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno. Prosegue così il felice rapporto di collaborazione con il Conservatorio di Salerno, e, in particolare, con la sua prestigiosa scuola di pianoforte. Otto giovanissimi allievi proporranno un vero e proprio cartellone di quattro appuntamenti in omaggio a Rachmaninov, il grande compositore di cui nel 2023 si celebra il 150° anniversario della nascita, proponendo non soltanto sue musiche ma anche composizioni di autori russi a lui legati.

SALERNO, CHIESA DI SAN GIORGIO 

30 SETTEMBRE – 28 OTTOBRE ore 19.30

Con il patrocinio morale del Comune di Salerno


Sabato 30 settembre ‒ ore 19.30 

Luigi Merone, pianoforte  

Sergej Prokof’ev – Sonata n. 2 in re minore op. 14 

Sergej Rachmaninov – Etudes-tableaux op. 39 nn. 2, 4, 6

Alessandro Volpe, pianoforte 

Sergej Rachmaninov – dai Morceaux de salon op. 10  

Alexandr Skrjabin – Studio op. 8 n. 12

Sergej Prokof’ev – Sonata n. 7 in si bemolle maggiore op. 83


Sabato 7 ottobre ‒ ore 19.30

Federico Cirillo, pianoforte

Sergej Rachmaninov – 3 Nocturnes

Alexandr Skrjabin – Mazurca WoO 15; Mazurca WoO 16

Sergej Prokof’ev – “Montecchi e Capuleti” dai 10 Pezzi dal balletto Romeo e Giulietta op. 75; Suggestion diabolique op. 4 n. 4

Lorenzo Villani, pianoforte 

Sergej Rachmaninov – dai Morceaux de fantaisie op. 3

Alexandr Skrjabin – Sonata n. 3 in fa diesis minore op. 23 


Sabato 21 ottobre ‒ ore 19.30

Davide Cesarano, pianoforte  

Sergej Rachmaninov – Preludi op. 23 nn. 1-2-3-4-5

Alexandr Skrjabin – Fantasia in si minore op. 28

Sergej Prokof’ev – Toccata op. 11

Giovanna Basile, pianoforte 

Sergej Rachmaninov – Preludi op. 23 n. 6-7-8-9-10; Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 36 


Sabato 28 ottobre ‒ ore 19.30  

William Pio Cristiano, pianoforte

Sergej Rachmaninov – 13 Preludi op. 32; Polka de W. R.

Gianantonio Frisone, pianoforte 

Sergej Rachmaninov – Six Moments Musicaux, op. 16

Con la Testa nella Musica – Stagione Concertistica 2023/24

Siamo pronti per una nuova intensa stagione concertistica! 

Si apre ufficialmente la campagna abbonamenti della stagione 2023-24. Un programma ricco e trasversale costituito da 18 appuntamenti tra Teatro Sannazaro, teatro Acacia e Teatro Mercadante con orchestre e solisti di grandissimo livello : inaugurazione l’11 ottobre con il pianista Alexander Gadjev e poi, tra gli altri, Leonora Armellini con l’Orchestra di Padova e del Veneto, Richard Galliano, Luigi Piovano con l’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo, Alexander Lonquich, Nicola Piovani.


 Mercoledì 11 ottobre 2023 – Teatro Sannazaro 

Concerto inaugurale

ALEXANDER GADJEV, pianoforte


Giovedì 19 ottobre 2023 – Teatro Acacia 

LEONORA ARMELLINI, pianoforte

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO

ALESSANDRO CADARIO, direttore


Giovedì 26 ottobre 2023 – Teatro Sannazaro 

RICHARD GALLIANO, fisarmonica


Giovedì 2 novembre 2023 – Teatro Sannazaro

ALEXANDER ROMANOVSKY, pianoforte


Giovedì 9 novembre 2023 – Teatro Sannazaro

BEETHOVEN IN VERMONT, spettacolo scritto e diretto da MARIA LETIZIA COMPATANGELO con il TRIO METAMORPHOSI e musiche di LUDWIG VAN BEETHOVEN.

MAURO LOGUERCIO violino ‒ Adolf Busch

FRANCESCO PEPICELLI violoncello ‒ Hermann Busch

ANGELO PEPICELLI pianoforte ‒ Rudolf Serkin


Mercoledì 15 novembre 2023 – Teatro Acacia 

OFM – ORCHESTRA FEMMINILE DEL MEDITERRANEO

ANTONELLA DE ANGELIS, direttore

ETTORE PAGANO, violoncello


Mercoledì 6 dicembre 2023 – Teatro Acacia 

NICOLA PIOVANI – NOTE A MARGINE

Marina Cesari, sax

Marco Loddo, contrabbasso

Nicola Piovani, pianoforte 


Giovedì 14 dicembre 2023 – Teatro Sannazaro 

JAVIER COMESANA, violino

MATTEO GIULIANI DIEZ, pianoforte


Giovedì 18 gennaio 2024 – Teatro Sannazaro 

TRIO JEAN PAUL

Integrale Trii di Brahms, Mendelssohn e Schumann (secondo concerto)


Giovedì 8 febbraio 2024 ‒ Teatro Sannazaro 

YING – LI, pianoforte


Giovedì 15 febbraio 2024 – Teatro Sannazaro 

ENSEMBLE ARS LUDI

I due leoni

Antonio Caggiano, Gianluca Ruggeri, Rodolfo Rossi, percussioni


Giovedì 22 febbraio 2024 – Teatro Sannazaro 

ALEXANDER LONQUICH, pianoforte


Giovedì 7 marzo 2024 – Teatro Mercadante 

ORCHESTRA DEL MOZARTEUM DI SALISBURGO

LUIGI PIOVANO, violoncello solista e direttore


Giovedì 14 marzo 2024 – Teatro Sannazaro 

ANIELLO DESIDERIO, chitarra


Mercoledì 20 marzo 2024 – Teatro Acacia 

ORCHESTRA LA FILHARMONIE

ENRICO BRONZI, violoncello

NIMA KESHAVARZI, direttore


Giovedì 4 aprile 2024   – Teatro Acacia 

FILIPPO GORINI, pianoforte

I SOLISTI AQUILANI


Giovedì 11 aprile 2024 – Teatro Sannazaro 

IAN BOSTRIDGE, tenore

CAPPELLA NEAPOLITANA

ANTONIO FLORIO, direttore


Giovedì 18 aprile 2024 – Teatro Sannazaro 

ENSEMBLE BAROCCO DI NAPOLI


Calendario completo

ABBONAMENTI E BIGLIETTI

Luglio Musicale a Capodimonte

Ritorna il Luglio Musicale al Real Bosco di Capodimonte: quattro concerti gratuiti, finanziati dalla Regione Campania con fondi POC e organizzati dal Museo e Real Bosco di Capodimonte in collaborazione con l’Associazione Amici di Capodimonte ets. Naples-Paris: sulle corde della musica è il titolo scelto per il programma elaborato dal direttore artistico Tommaso Rossi. Un programma vario che vedrà protagonisti  Maria Grazia Schiavo, soprano di fama mondiale, che  inaugura la rassegna con il pianista Maurizio Iaccarino: un vero e proprio viaggio sentimentale – “di cuore” – tra Napoli e Parigi.

Nel secondo concerto c’è il racconto della Napoli settecentesca che viene fuori dalle lettere di Mozart, filtrate dal sensibile testo di Stefano Valanzuolo.

Per il terzo concerto ci sposteremo nella Parigi raffinatissima del primo Novecento, vibrante della musica splendida di Satie, Debussy e Poulenc, proposta da Ciro Longobardi, pianista di scuola napoletana, ma grandissimo esperto del repertorio francese.

L’ultimo appuntamento è con il Quartetto di Cremona – ensemble protagonista della scena internazionale – propone l’ardito confronto tra due compositori che incarnano, forse più di tutti, le grandi tradizioni musicali, italiana e francese: da un lato Giuseppe Verdi (di cui verrà eseguito il quartetto d’archi, composto – guarda caso – a Napoli) e dall’altro Maurice Ravel.

Tutti i concerti sono ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

 

Programma:

Domenica 16 luglio ore 19.30 

Passeggiate amorose da Napoli a Parigi tra il XVIII e il XIX secolo

Maria Grazia Schiavo, soprano

Maurizio Iaccarino, pianoforte

Musiche di Antonio Sacchini, Ferdinando Paër, Francesco Mancini, Domenico Cimarosa, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini, Teodoro Cottrau, Charles Gounod, Reinaldo Hahn, Giacomo Puccini, Stefano Donaudy, Mario Pilati, Victor Herbert.

 

Sabato 22 luglio, ore 19.30 

“La città dei trecento Maestri” – Napoli vista da Mozart

Stefano Valanzuolo, voce narrante e testo

Samuele Telari, fisarmonica

Solis String Quartet

Vincenzo Di Donna, violino

Luigi De Maio, violino

Gerardo Morrone, viola

Antonio Di Francia, violoncello

Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, Domenico Scarlatti, Domenico Cimarosa, Sergej Prokof’ev, Giuseppe Martucci, Camille Saint-Saëns.

Trascrizioni, adattamenti ed elaborazioni musicali di  Antonio Di Francia e Vincenzo Di Donna

 

Domenica 23 luglio ore 19.30 

Ciro Longobardi, pianoforte

Musiche di Erik Satie, Francis Poulenc e Calde Debussy

 

Domenica 30 luglio, ore 19.30

Quartetto di Cremona

Musiche di Maurice Ravel e Giuseppe Verdi

 

 

 

 

 

 

 

Musica con Vista – Vagues Saxophone Quartet

Vagues Saxophone Quartet

“Americhe”

Villa Guariglia, Vietri sul Mare
Sabato 15 luglio ore 21.00
Vagues Saxophone Quartet

Andrea Mocci
Francesco Ronzio
Mattia Quirico
Salvatore Castellano

Programma:
Kurt Weill -The Three penny Opera
George Gershwin – Rhapsody in Blue
Astor Piazzolla – Milonga del Angel
Leonard Bernstein – West Side Story

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
Concerto in collaborazione con il Comune di Vietri sul Mare

Musica sotto le Stelle III edizione

L’Associazione Alessandro Scarlatti, in collaborazione con la Direzione regionale Musei Campania e con il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno, con il patrocinio della Fondazione Emiddio Mele, presenta nell’incantevole scenario di Villa Pignatelli, dal 7 al 28 luglio la terza edizione della rassegna Musica sotto le Stelle.

Sette concerti, dedicati alla valorizzazione della giovane creatività e con la presenza di ensemble di grande valore tra cui il Quartetto Eos, affiancato dal pianista napoletano Francesco Caramiello, con il quale eseguirà il Quintetto in si bemolle maggiore op. 5 n. 2 per pianoforte e archi di Giovanni Sgambati, compositore di grandissimo spessore nell’ambito della musica da camera italiana di fine Ottocento, di cui lo stesso Caramiello è un fine conoscitore.

Il Vagues Saxophone Quartet propone, il 14 luglio, musiche di compositori provenienti dal continente americano come l’argentino Astor Piazzolla, gli statunitensi George Gershwin, Leonard Bernstein e il tedesco naturalizzato statunitense Kurt Weill. 

Di particolare interesse è la presenza (il 21 luglio) di un ensemble di violoncelli, diretto da Luca Signorini, docente al Conservatorio San Pietro a Majella, che raccoglie una ventina di suoi giovani allievi in un repertorio di trascrizioni e brani originali. Un accattivante impasto sonoro, alla ricerca di una dimensione anche inedita del fare musica e di un mondo dei suoni al di fuori di schemi spesso ingabbianti e monotoni. 

 

Programma completo:

Venerdì 7 luglio ore 20.30

Francesco Caramiello, pianoforte

Quartetto Eos

Musiche di Franz Joseph Haydn e Giovanni Sgambati

Martedì 11 luglio ore 20.30 

Luigi Merone e Alessandro Volpe, pianoforte

Progetto Rachmaninov e dintorni 

Musiche di Sergej Rachmaninov, Sergej Prokof’ev, Alexander Skrjabin

Venerdì 14 luglio ore 20.30

Vagues Saxophone Quartet

Musiche di Astor Piazzolla, George Gershwin, Leonard Bernstein

Martedì 18 luglio ore 20.30

William Pio Cristiano e Gianantonio Frisone, pianoforte

Progetto Rachmaninov e dintorni 

Musiche di Sergej Rachmaninov, Sergej Prokof’ev, Alexander Skrjabin

Venerdì 21 luglio ore 20.30 

Ensemble di violoncelli del San Pietro a Majella – Luca Signorini

Musiche di: Johann Sebastian Bach, Pëtr Il’ič Čajkovskij, Antonio Vivaldi, Salvatore Sciarrino,

Francois Servais, George Gershwin, Richard Rodgers, Miles Davis.

Martedì 25 luglio ore 20.30

Federico Cirillo e Lorenzo Villani, pianoforte 

Progetto Rachmaninov e dintorni 

Musiche di Sergej Rachmaninov, Sergej Prokof’ev, Alexander Skrjabin

Venerdì 28 luglio ore 20.30 

Progetto Rachmaninov e dintorni 

Giovanna Basile e Davide Cesarano, pianoforte

Musiche di Sergej Rachmaninov, Sergej Prokof’ev, Alexander Skrjabin

 

Biglietti:
10 euro intero – 5 euro ridotto in vendita un’ora prima del concerto presso Villa Pignatelli e online su Azzurro Service
ACQUISTA

Musica con Vista – Quartetto Eos & Francesco Caramiello – Mercoledì 5 luglio

Quartetto Eos & Francesco Caramiello
Villa Campolieto, Ercolano
Mercoledì 5 luglio 2023 ore 20.30

Quartetto Eos
Elia Chiesa, violino
Giacomo Del Papa, violino
Alessandro Acqui,viola
Giorgio Lucchini, violoncello
Francesco Caramiello, pianoforte

Programma:
Franz Joseph Haydn (1732 -1809)
Quartetto in Sol maggiore, op. 77 n. 1
Allegro moderato
Adagio Menuetto – Trio
Finale: Presto
Giovanni Sgambati (1841-1914)
Secondo quintetto in SI bemolle maggiore op. 5
Andante – Vivace
Barcarola: Allegretto con moto
Andante sostenuto
Allegro vivace

Biglietti acquistabili presso Villa Campolieto a partire da 3 ore prima del concerto.
Per la visita guidata alla Villa, prevista alle 19.30 è necessaria la prenotazione alla mail:

prenotazioniscarlatti@gmail.com
Concerto in collaborazione con

Con il sostegno di

 

Organi Storici della Campania

Sono ormai ventiquattro anni che l’Associazione Alessandro Scarlatti dedica uno spazio specifico al
repertorio organistico, contribuendo con la rassegna Organi storici della Campania, a valorizzare il
patrimonio organario della regione. Nel 2017, l’Associazione Alessandro Scarlatti restaurò
l’organo settecentesco collocato nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello, opera datata 1718,
realizzato da Giuseppe Di Martino. Dopo alcuni anni l’Associazione
Alessandro Scarlatti ritorna in questa bellissima chiesa, situata vicino Porta Capuana, con un concerto di
Angelo Castaldo, organista che da oltre vent’anni collabora con l’Associazione Alessandro Scarlatti,
concerto con cui, per l’appunto, si aprirà la rassegna. Angelo Castaldo proporrà musiche di autori
che hanno fatto la storia del repertorio organistico napoletano tra fine Cinquecento e primo
Settecento: Antonio Valente, Rocco Rodio, Ascanio Mayone, Gregorio Strozzi, Giovanni Salvatore,
Francesco Durante.
Per il secondo concerto si esibirà l’organista Gianfranco Nicoletti, che, domenica 25 giugno, alle
20.30, suonerà nella Chiesa dell’Immacolata al Vomero, proponendo grandi compositori del
barocco tedesco, come Bach, Händel, Buxtehude, associati a due grandi protagonisti del XIX
secolo: Felix Mendelssohn e l’italiano Marco Enrico Bossi.
Infine, sabato 1 luglio, alla ore 20.00,
sarà la volta della giovane organista cagliaritana Sara Pirroni ad esibirsi sui due organi della Basilica
di dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, chiesa che, oltre a un moderno
organo della ditta Tamburini, costruito nel 1965, possiede uno splendido organo positivo
settecentesco di scuola napoletana, realizzato dal grande maestro organaro Domenico Antonio
Rossi, nel 1769.Questo concerto è tutto dedicato alla musica inglese. A brani di Henry Purcell e John Stanley, eseguiti sullo strumento antico, verranno accostate composizioni di Alfred Hollins, Edward Elgar, George Thomas Thalben-Ball e Charles Villiers Stanford.
PROGRAMMA:
Venerdì 16 giugno, ore 19.30
Napoli, Chiesa di S.Caterina a Formiello
Angelo Castaldo, organo  
In forma ed estro…: dall’antico al barocco
Musiche di Antonio Valente, Rocco Rodio, Ascanio Mayone, Giovanni Maria Trabaci, Gregorio Strozzi, Giovanni Salvatore, Francesco Durante 
Domenica 25 giugno, ore 20.30
Napoli, Chiesa dell’Immacolata al Vomero 
Gianfranco Nicoletti, organo  
Musiche di Dietrich Buxtehude, Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, M.E. Bossi, Mendelssohn B. 
Sabato 1 luglio, ore 20.00
Napoli, Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte 
Sara Pirroni, organo 
Sua Maestà” l’organo: il re degli strumenti in Inghilterra tra Sette e Novecento
Musiche di Henry Purcell, John Stanley, Alfred  Hollins, Edward William Elgar, George Thomas Thalben-Ball, Charles Villiers Stanford. 
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

ScarlattiLab Barocco – “Di Pausillipo in su l’ herbosa sponda” Tre Serenate napoletane del ‘600 di Antonio Farina

Domenica 11 giugno 2023 ore 18.00
Conservatorio San Pietro a Majella – Sala Scarlatti
“Di Pausillipo in su l’herbosa sponda”
Tre serenate napoletane del ‘600 di Antonio Farina
Antonio Florio, supervisione e direzione musicale
Ester Facchini, soprano
Ensemble ScarlattiLab
Marco Piantoni, Carmine Marco Rozza, Dario Patti violini primi
Giuseppe Guida, Giuseppe Grieco, Antonietta De Chiara violini secondi
Alessandro De Carolis, Gennaro Caccialino flauti
Chiara Mallozzi violoncello
Perluigi Ciapparelli arciliuto
Cristiano Pennone contrabbasso
Angelo Trancone clavicembalo
Dinko Fabris, direzione musicologica
In collaborazione con il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli
Giunto ormai al dodicesimo anno di attività il progetto ScarlattiLab diretto da Antonio Florio, con la consulenza musicologica di Dinko Fabris, approda al Conservatorio San Pietro a Majella, con una due-giorni di ricerca e di esecuzioni musicali sulla Serenata barocca a Napoli.
Il progetto ScarlattiLab – come ogni anno – cerca di unire insieme l’interesse musicologico dei temi trattati con il piacere dell’ascolto. Quest’anno il focus è sulla Serenata a Napoli in epoca vicereale, un genere di cantata che veniva eseguita all’aperto durante quelle processioni estive che si svolgevano via mare verso la collina di Posillipo.
Il progetto 2023, dal titolo “Di Pausillipo in su l’herbosa sponda”, è in collaborazione con il Conservatorio San Pietro a Majella (con cui l’Associazione Alessandro Scarlatti ha stretto un protocollo d’intesa già da anni) e offre la possibilità a molti studenti del Dipartimento di Musica Antica di avere un’occasione in più per stabilire un rapporto più intenso tra il percorso didattico e una opportunità di crescita professionale.
Non mancherà quest’anno anche un aspetto di approfondimento scientifico. Sabato 10 giugno alle ore 10.30 si terrà in Sala Muti una giornata di studio sul tema della Serenata a Napoli in epoca vicereale, presieduta da Paologiovanni Maione, cui parteciperanno i musicologi Mauro Amato, Dinko Fabris, Nicolò Maccavino e Anita Sisino e Antonio Florio mentre domenica alle 18 lo ScarlattiLab Ensemble , diretto da Antonio Florio, con la voce solista del soprano Ester Facchini, eseguirà, nella Sala Scarlatti del Conservatorio, tre cantate del compositore Antonio Farina.

INGRESSO GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO POSTI

Concerto 18 maggio

Giovedì 18 maggio 2023 – Teatro Sannazaro – ore 20.30
QUARTETTO KUSS

Igor Stravinskij – Concertino per quartetto d’archi n.7; Komitas Vardapet – Roter Schal, Wolken, Festtagslied; Hanna Leonova – Miniatura per il Quartetto Kuss; Pëtr Il’ič Čajkovskij – Adattamenti dall'”Album per i giovani”; Igor Stravinskij -Tre pezzi per quartetto d’archi n. 2; Pëtr Il’ič Čajkovskij – Andante cantabile dal Quartetto n.1 op.11; Sulchan Zinzadse – Tre miniature georgiane; Ludwig van Beethoven – Quartetto per archi in mi minore, op. 59 n. 2 “Rasumowsky”

Note di sala*
Radici comuni d’Europa: il viaggio del Kuss Quartet
È a Soghomon Soghomonian detto Vardapet (Padre) Komitas (1869-1935) che si deve la più grande raccolta di canti sacri della tradizione armena, un lavoro straordinario che il prete armeno compì, dopo studi musicali berlinesi, con assidua tenacia, subendo sulla sua persona – poi – le conseguenze del genocidio operato dai turchi sul suo popolo. Sprofondato nella più cupa depressione – a causa dell’arresto e della deportazione subite – fino alla follia, assistette anche – impotente – alla parziale distruzione del suo lavoro di ricerca etnomusicologica.
È con tre brani di Komitas che si apre questo originalissimo percorso che il Kuss Quartet compie stasera per noi, cercando di unire con la musica ciò che oggi la guerra ha diviso e divide, mostrando quanto assurdo sia contrapporre popoli che hanno matrici comuni, radici culturali intrecciate.
Ha così dichiarato Oliver Wille, violinista del Quartetto Kuss: «Il nostro violoncellista viene dall’Armenia, ci ha fatto conoscere le tradizioni musicali del suo paese, piene di bellezza e anche di dolore. Abbiamo trovato anche tre meravigliosi e caratteristici pezzi della Georgia. Così il nostro programma si è trasformato in un viaggio verso est. Ci sentiamo privilegiati di includere un nuovo pezzo scritto per noi da una giovane compositrice ucraina. Siamo riusciti a darle una borsa di studio per venire a vivere in Germania. La sua città natale in Ucraina è stata completamente distrutta dalle bombe. Nella seconda parte del concerto presentiamo uno dei capolavori di Beethoven, il secondo Quartetto “Rasumowsky” con il suo tema popolare russo nel terzo movimento».
Anche Pëtr Il’ič Čajkovskij ha inserito nell’Album di composizioni pianistiche per la gioventù un gran numero di brani della tradizione popolare del suo paese. Il Kuss esegue degli adattamenti per quartetto d’archi di questi piccoli pezzi. Se nella danza Kamarinskaja nelle crome discendenti staccate iniziali si potrebbe quasi intuire il suono della balalaika – accompagnato dal ronzare del basso della fisarmonica e dal battere di mani e piedi della gente che danza – la Canzonetta francese si rifà piuttosto all’atmosfera d’infanzia di Čajkovskij, in cui l’“elemento francese” aveva un ruolo molto importante (i riferimenti sono la mamma che aveva radici francofone, nata Assier, e la sua governante Fanny Durbach). Babayaga evoca l’immagine di una strega: a questo si riferiscono le dissonanze aspre e gli accenti posti sugli accordi, che sembrano quasi tratteggiarne la figura e la voce. La giovane compositrice ucraina Anna Leonova possiede uno stile eclettico, in cui l’aspetto melodico-espressivo rimane sempre al centro della scena. Anna Leonova ha dedicato al Kuss Quartet il recentissimo brano che verrà eseguito questa sera.
Il compositore georgiano Sulchan Zindadse (1925-1991) ha dedicato ampio spazio, nella sua produzione, alla forma-quartetto. Nello stesso tempo è costante, nella sua musica, l’utilizzo di temi e melodie del folklore georgiano, rivisto, rielaborato attraverso i prismi di uno stile musicale che deve molto a Shostakovic e Shebalin.
Tommaso Rossi

Musica a “quattro parti” : evoluzioni russe

Dopo Le Sacre du Printemps (1913), evocazione della Russia pagana e pietra importante della storia della musica del Ventesimo secolo, Igor Stravinskij (1882 – 1971), nel suo periodo “fauve”, torna a comporre per strumenti solisti e per gruppi da camera. I Tre Pezzi per quartetto d’archi (1914) aprono il concerto in modo sperimentale, all’apparenza folkloristico ma multiforme e prettamente timbrico. Il ritmo dei blocchi sonori e la forza politonale dell’armonia di Stravinskij dissacrano violentemente la musica strumentale “a quattro parti”. In Danse gli strumenti emettono suoni su tutta la lunghezza dell’arco, al tallone, pizzicati striduli al ponticello, in modo percussivo e ognuno con proprie figurazioni melodiche e ritmiche ripetute. Lo fanno senza sviluppo, in modo assestante e senza nessun scambio tra le parti. Excentrique (stravagante), è spiccatamente espressionista. Vortici di cromatismi su continui spostamenti di accento si sovrappongono in sequenze di ostinati omoritmici. È il registro sonoro, fuso ed omogeneo, che guida i frammenti dei recitativi strumentali. Cantique (Cantico), suonato in pianissimo, conclude con altrettante sequenze poliritmiche e nessun dialogo polifonico tra le parti. Anche il più tardo Concertino per quartetto d’archi del 1920, e sulla scia della scuola Viennese, dissacra gli schematismi della forma sonata tradizionale su cui era ancorato il quartetto classico da Haydn a Beethoven. Questo Concertino è un pezzo breve in un unico movimento, vagamente di Allegro di sonata, con un preponderante ruolo solistico del primo violino che insieme agli altri archi è trattato in maniera graffiante, marcatamente ritmico, con glissati su tutto l’archetto, ed effetti timbrici taglienti. La parte centrale, un Andante, sfocia in una cadenza del primo violino su doppie corde, poi la ripresa – decisamente più dialettica fino alla climax di accordi ribattuti – che conclude con “calmo e grave senza crescere fino alla fine”.
Calato in un mondo musicale decisamente diverso, Il secondo movimento, Andante cantabile in si bemolle maggiore (1871) – dal Quartetto in Re maggiore op. 11 – è diventato, sotto la veste di svariate trascrizioni, uno dei brani più popolari di Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893). L’adozione di una melodia popolare russa «Vania siede sul divano e fuma una pipa», raccolta dall’autore a Kamenka, è proposta in continue trasformazioni tra passaggi lenti a più agitati e di intensa, commovente malinconia. Morbidezze timbriche accompagnano i dolci crescendo tra le parti in cui il primo violino suona la melodia sottovoce accompagnato con arpeggi dal secondo violino e pizzicati al violoncello. Il brano si inscrive all’interesse verso le musiche popolari che nasce contemporaneamente con la corrente romantica dei nazionalismi musicali. Per creare culturalmente una nazione si sviluppò l’idea, prima promossa da Johann Gottfried von Herder (1744-1803), che il suo spirito autentico fosse espresso attraverso materiale dal folclore: melodie, storie ecc. Periodo questo in cui il folclore musicale era già documentato sul campo con trascrizioni e pubblicazioni.
Raccogliendo l’eredità di Mozart e Haydn, Beethoven affidò al quartetto d’archi le sue più ardite espressioni tra linguaggio armonico e timbrico schiudendo nuove prospettive. Quando nel 1808 il conte Andreas Razumovsky chiese a Schuppanzigh di formare un quartetto da stipendiare come sua “Kapelle”, esso divenne anche il quartetto “personale” di Ludwig van Beethoven, il suo Leibquartett. Periodo questo per Beethoven, in cui tuttavia, tra la Sinfonia Eroica op. 55 e la Quarta op. 60, i quartetti dell’op. 59 assumono l’aspetto di quartetti “sinfonizzati”, seppur non propriamente sperimentali, di portata al di là dell’esperienza e della comprensione dei suoi contemporanei.
il Quartetto in mi minore n. 8, il secondo dell’op. 59 (1804-1806) lotta ripetutamente con il pathos durante i suoi movimenti rapidi e compressi, intersecando nel mezzo un forte contrasto di serenità ma piuttosto cupa. Ciò è reso più direttamente dal Finale, da una spinta ritmica ossessiva, da sonorità costanti in modo minore, e continue ripetizioni del materiale melodico centrale. Questo finale risponde in modo adeguato alla sequenza dei precedenti movimenti: il nervoso Allegro di apertura, il mistico Adagio e l’Allegretto che inizia in modo così semplice, innocuo e poi vira verso complesse armonie. In retrospettiva, è chiaro che i movimenti centrali sono mantenuti molto livellati da Beethoven, in termini di armonia e ritmo, come se fosse una necessaria strategia per smussare la complessità del primo tempo. Tutti e quattro i movimenti rimangono nella tonalità di Mi (minore e maggiore), anche l’adagio, come gli altri sottolinea l’unità dell’effetto. Questa coerenza dell’esperienza ciclica tonale e pressocché totale era chiaramente uno degli obiettivi di Beethoven, qui raggiunto in modo più efficace che nella maggior parte delle altre composizioni del periodo.
Beethoven espone le frasi e gestisce il flusso in modo sottile nel primo movimento Allegro, ma non lascia che il materiale si unisca molto oltre i frammenti melodici di due battute. Questa qualità dipinge l’umorismo essenziale della composizione, che risulta un insieme di tensione e ipersensibilità. Il pezzo è più brusco che violento, più teso che arrabbiato, sensibile piuttosto che realmente sofferente. Per quanto riguarda le ultime battute del primo movimento, portano il motivo della triade spezzata non nel suo abituale pianissimo acuto, ma per la prima volta in fortissimo. Beethoven amava reinterpretare con fortissimi i temi “tranquilli”. Joseph Kerman (1979) racconta che gli venne in mente, l’Adagio in Mi maggiore, “contemplando il cielo stellato e pensando alla musica delle sfere”, scriveva Carl Czerny, che conosceva bene Beethoven. Nel modo più diretto possibile, l’Adagio trascende le tensioni del movimento iniziale con un’estasi di contemplazione silenziosa e senza tempo. Verso la conclusione si allontana cautamente da questa visione, con un movimento di Allegretto in mi minore di studiata semplicità, con una melodia delicata e quasi patetica costruita su di un unico ritmo.

Salvatore Morra

*Questo testo non può essere riprodotto, con qualsiasi mezzo analogico o digitale, in modo diretto o indiretto, temporaneamente o permanentemente, in tutto o in parte, senza l’autorizzazione scritta da parte dell’autore o della Associazione Alessandro Scarlatti

Concerto 10 maggio

Mercoledì 10 maggio 2023 – Teatro Sannazaro – ore 20.30 
GABRIELE PIERANUNZI, violino
GIORGIA TOMASSI, pianoforte
Integrale delle Sonate per violino di Robert Schumann 
Robert Schumann – Sonata n. 1 in la minore op. 105; Sonata n. 2 in re minore op. 121; Sonata n. 3 in la minore WoO 27
Note di sala
di Gregorio Moppi*
Difficili gli ultimi anni di vita di Robert Schumann, dacché nel 1850 il compositore, quarantenne, si trasferì da Dresda a Düsseldorf per occuparsi della vita musicale cittadina da organizzatore, direttore d’orchestra e di coro. Pochi mesi dopo aver preso servizio, già pensava di dimettersi, poiché né i musicisti né il pubblico sembravano apprezzare il suo lavoro. Perdipiù allora si aggravarono i problemi psichici di cui soffriva da tempo, tanto da condurlo a tentare il suicidio gettandosi nel Reno. Era il 1854: per lui si aprirono le porte del manicomio di Endenich, dove morì due anni dopo. A Düsseldorf, comunque, la sua creatività non risentì affatto del clima sfavorevole, e neppure vi incise negativamente il progressivo affievolirsi delle forze che gli procurava annebbiamenti cognitivi, difficoltà di linguaggio e un sibilo fisso negli orecchi. Vero che la critica, per quasi un secolo e mezzo, non ha amato i lavori di questo suo periodo tardo, tipo il Concerto per violino e orchestra e le Geistervariationen per pianoforte (il cui tema Schumann dichiarava d’aver ricevuto in dono dalle anime di Schubert e Mendelssohn), valutandoli pregiudizialmente frutti ammorbati di un autore non più in sé. Un parere che adesso più nessuno sottoscriverebbe, dato che la visionarietà di certe opere di questi anni si pone perfettamente in linea con quanto Schumann aveva realizzato fin dalla gioventù. Quasi gemelle, nell’autunno 1851, vedono la luce le due Sonate per violino e pianoforte op. 105 e op. 121. L’op. 105, in la minore, è di proporzioni più contenute rispetto alla sorella, però non meno meditata. Come in Bach e nell’ultimo Beethoven tutto il materiale tematico ha origine, per espansione, elaborazione e variazione, da cellule minute. Perciò ne risulta un’architettura sintetica e solida, anche perché il ripresentarsi del tema del primo movimento nel terzo crea una forma ad anello tesa a saldare idealmente la fine con l’inizio. Le melodie rifuggono da profili simmetrici, preferendo piuttosto modellarsi con libertà, talvolta in maniera irregolare, secondo quel principio di “prosa musicale” che all’epoca stava sperimentando anche Wagner nei drammi musicali. Ugualmente complessa e volubile è la rete di relazioni armoniche fra le sezioni.
In ogni movimento il dialogo tra violino e piano si intreccia serrato, talvolta imitativo, come nel terzo tempo d’aspetto baroccheggiante, segno di quanto Schumann avesse assimilato il contrappunto bachiano. Il movimento d’apertura, “Mit leidenschaftlichem Ausdruck” (“Con espressione appassionata”), trabocca di quella turbolenza spirituale che contraddistingue sempre l’ispirazione di Schumann. Una turbolenza che sgorga dall’autoanalisi psicologica, dallo scrutare il proprio sé nel profondo, ma che pure sa proiettarsi verso l’assoluto. L’“Allegretto” successivo è un intermezzo rasserenato, quasi una canzone, solo con una punta di mestizia. Segue, in conclusione, il “Lebhaft” (“Vivace”), che l’autore desiderava fosse suonato in “tono riottoso, rude”.
A Schumann l’op. 105 non parve riuscita a dovere, perciò, visto che con il duo violino e piano gli sembrava d’aver preso ormai la mano, scrisse subito una seconda Sonata, più estesa, magniloquente, che non teme il confronto con il modello beethoveniano (con cui tutti i
compositori romantici dovettero confrontarsi).
Difatti sul frontespizio è chiamata “Grosse Sonate”, a dire che si tratta di un pezzo di ampie proporzioni, qualcosa più d’una comune sonata. In effetti i movimenti sono quattro, anziché i consueti tre, e il primo (“Lebhaft”, vivace) è introdotto da una sezione lenta, dal carattere di improvvisazione, una sorta di sipario maestoso da cui ha origine il materiale musicale elaborato nell’intero movimento. Sin dal principio è chiara l’indole della composizione: l’irrequietezza ritmica ineguale e volubile, la tensione nelle dinamiche, il dialogo smanioso tra i due strumenti, lo slancio concitato e ardimentoso dei motivi diretti verso l’alto, che poi si ripiegano su se stessi, si interrompono, corrono affannati, zigzaganti. Mostra questo tratto nervoso anche il secondo movimento, “Sehr lebhaft” (“Molto vivace”), pagina puntuta con, al centro, due sezioni più propense all’effusione melodica. L’indicazione “Leise, einfach” per il terzo movimento ne dipinge perfettamente l’atmosfera: va suonato, appunto, sottovoce, con la più grande semplicità, come se si trattasse di un Lied di Schubert. A un certo momento vi si affaccia inatteso, sgomitando, il tema puntuto del movimento precedente, e si instaura quasi una diverbio tra l’impertinenza di questo einqu l’innocente candore del resto. Poi arriva il movimento finale, “Bewegt” (“Mosso”), dove l’inquietudine riprende piede. La Sonata è dedicata al violinista Ferdinand David, virtuoso eccelso che aveva ispirato a Felix Mendelssohn il Concerto op. 64, ma il primo interprete ne fu Joseph Joachim (destinato a diventare violinista di riferimento di Johannes Brahms), con Clara Schumann al pianoforte.
Al sodalizio con Joachim – così come all’irrompere dell’astro nascente Brahms nella quotidianità dei coniugi Schumann – è legata anche la genesi della terza Sonata. Brahms divenne uno di famiglia dal momento in cui, nel settembre 1853, bussò alla porta di casa Schumann portando un fascio di sue musiche e una lettera di presentazione firmata da Joachim. Robert, esaltato dal talento del giovanotto d’Amburgo, gli propose subito di lavorare a una Sonata a più mani, coinvolgendo nell’impresa un altro giovane discepolo, Albert Dietrich. Il maestro si riservò il movimento lento e il finale, a Dietrich affidò quello d’inizio, a Brahms il terzo, lo Scherzo. Tutti e tre gli autori si proposero di sviluppare il motto di Joachim “frei aber einsam”, libero ma solitario, utilizzando le iniziali delle tre parole come embrione tematico dell’opera – F in tedesco indica la nota Fa, A il La, E il Mi. Al violinista il compito di scoprire chi, degli amici, avesse scritto cosa. Il gioco casalingo ebbe successo. Dopodiché Schumann decise di ritornare sulla sua coppia di movimenti per aggiungerne altri due e aver così una Sonata completa. La Terza. Che però in seguito la moglie Clara volle togliere dalla circolazione giudicandola guastata dalla follia.
Comunque nel Novecento il manoscritto è riemerso, e nel 1956 la Sonata ha potuto essere
pubblicata. L’avvio, “Ziemlich langsam” (“Piuttosto lento”), esaspera quanto già presente nelle Sonate precedenti: la condotta ispida delle parti, l’asimmetria delle frasi melodiche, diseguali enevrotiche, l’irregolarità ritmica, come se tutto fosse inciso a puntasecca. Nel successivo “Lebhaft” (“Vivace”) il violino danza sulle onde ora gonfie ora singhiozzanti del piano. Poi ecco l’Intermezzo e il Finale concepiti per la Sonata F.A.E.: l’uno manifestazione dello Schumann più lirico, l’altro esaltato e trascinante.
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