Associazione Alessandro Scarlatti
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Organi Storici della Campania

Sono ormai ventiquattro anni che l’Associazione Alessandro Scarlatti dedica uno spazio specifico al
repertorio organistico, contribuendo con la rassegna Organi storici della Campania, a valorizzare il
patrimonio organario della regione. Nel 2017, l’Associazione Alessandro Scarlatti restaurò
l’organo settecentesco collocato nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello, opera datata 1718,
realizzato da Giuseppe Di Martino. Dopo alcuni anni l’Associazione
Alessandro Scarlatti ritorna in questa bellissima chiesa, situata vicino Porta Capuana, con un concerto di
Angelo Castaldo, organista che da oltre vent’anni collabora con l’Associazione Alessandro Scarlatti,
concerto con cui, per l’appunto, si aprirà la rassegna. Angelo Castaldo proporrà musiche di autori
che hanno fatto la storia del repertorio organistico napoletano tra fine Cinquecento e primo
Settecento: Antonio Valente, Rocco Rodio, Ascanio Mayone, Gregorio Strozzi, Giovanni Salvatore,
Francesco Durante.
Per il secondo concerto si esibirà l’organista Gianfranco Nicoletti, che, domenica 25 giugno, alle
20.30, suonerà nella Chiesa dell’Immacolata al Vomero, proponendo grandi compositori del
barocco tedesco, come Bach, Händel, Buxtehude, associati a due grandi protagonisti del XIX
secolo: Felix Mendelssohn e l’italiano Marco Enrico Bossi.
Infine, sabato 1 luglio, alla ore 20.00,
sarà la volta della giovane organista cagliaritana Sara Pirroni ad esibirsi sui due organi della Basilica
di dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, chiesa che, oltre a un moderno
organo della ditta Tamburini, costruito nel 1965, possiede uno splendido organo positivo
settecentesco di scuola napoletana, realizzato dal grande maestro organaro Domenico Antonio
Rossi, nel 1769.Questo concerto è tutto dedicato alla musica inglese. A brani di Henry Purcell e John Stanley, eseguiti sullo strumento antico, verranno accostate composizioni di Alfred Hollins, Edward Elgar, George Thomas Thalben-Ball e Charles Villiers Stanford.
PROGRAMMA:
Venerdì 16 giugno, ore 19.30
Napoli, Chiesa di S.Caterina a Formiello
Angelo Castaldo, organo  
In forma ed estro…: dall’antico al barocco
Musiche di Antonio Valente, Rocco Rodio, Ascanio Mayone, Giovanni Maria Trabaci, Gregorio Strozzi, Giovanni Salvatore, Francesco Durante 
Domenica 25 giugno, ore 20.30
Napoli, Chiesa dell’Immacolata al Vomero 
Gianfranco Nicoletti, organo  
Musiche di Dietrich Buxtehude, Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, M.E. Bossi, Mendelssohn B. 
Sabato 1 luglio, ore 20.00
Napoli, Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte 
Sara Pirroni, organo 
Sua Maestà” l’organo: il re degli strumenti in Inghilterra tra Sette e Novecento
Musiche di Henry Purcell, John Stanley, Alfred  Hollins, Edward William Elgar, George Thomas Thalben-Ball, Charles Villiers Stanford. 
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

ScarlattiLab Barocco – “Di Pausillipo in su l’ herbosa sponda” Tre Serenate napoletane del ‘600 di Antonio Farina

Domenica 11 giugno 2023 ore 18.00
Conservatorio San Pietro a Majella – Sala Scarlatti
“Di Pausillipo in su l’herbosa sponda”
Tre serenate napoletane del ‘600 di Antonio Farina
Antonio Florio, supervisione e direzione musicale
Ester Facchini, soprano
Ensemble ScarlattiLab
Marco Piantoni, Carmine Marco Rozza, Dario Patti violini primi
Giuseppe Guida, Giuseppe Grieco, Antonietta De Chiara violini secondi
Alessandro De Carolis, Gennaro Caccialino flauti
Chiara Mallozzi violoncello
Perluigi Ciapparelli arciliuto
Cristiano Pennone contrabbasso
Angelo Trancone clavicembalo
Dinko Fabris, direzione musicologica
In collaborazione con il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli
Giunto ormai al dodicesimo anno di attività il progetto ScarlattiLab diretto da Antonio Florio, con la consulenza musicologica di Dinko Fabris, approda al Conservatorio San Pietro a Majella, con una due-giorni di ricerca e di esecuzioni musicali sulla Serenata barocca a Napoli.
Il progetto ScarlattiLab – come ogni anno – cerca di unire insieme l’interesse musicologico dei temi trattati con il piacere dell’ascolto. Quest’anno il focus è sulla Serenata a Napoli in epoca vicereale, un genere di cantata che veniva eseguita all’aperto durante quelle processioni estive che si svolgevano via mare verso la collina di Posillipo.
Il progetto 2023, dal titolo “Di Pausillipo in su l’herbosa sponda”, è in collaborazione con il Conservatorio San Pietro a Majella (con cui l’Associazione Alessandro Scarlatti ha stretto un protocollo d’intesa già da anni) e offre la possibilità a molti studenti del Dipartimento di Musica Antica di avere un’occasione in più per stabilire un rapporto più intenso tra il percorso didattico e una opportunità di crescita professionale.
Non mancherà quest’anno anche un aspetto di approfondimento scientifico. Sabato 10 giugno alle ore 10.30 si terrà in Sala Muti una giornata di studio sul tema della Serenata a Napoli in epoca vicereale, presieduta da Paologiovanni Maione, cui parteciperanno i musicologi Mauro Amato, Dinko Fabris, Nicolò Maccavino e Anita Sisino e Antonio Florio mentre domenica alle 18 lo ScarlattiLab Ensemble , diretto da Antonio Florio, con la voce solista del soprano Ester Facchini, eseguirà, nella Sala Scarlatti del Conservatorio, tre cantate del compositore Antonio Farina.

INGRESSO GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO POSTI

Concerto 18 maggio

Giovedì 18 maggio 2023 – Teatro Sannazaro – ore 20.30
QUARTETTO KUSS

Igor Stravinskij – Concertino per quartetto d’archi n.7; Komitas Vardapet – Roter Schal, Wolken, Festtagslied; Hanna Leonova – Miniatura per il Quartetto Kuss; Pëtr Il’ič Čajkovskij – Adattamenti dall'”Album per i giovani”; Igor Stravinskij -Tre pezzi per quartetto d’archi n. 2; Pëtr Il’ič Čajkovskij – Andante cantabile dal Quartetto n.1 op.11; Sulchan Zinzadse – Tre miniature georgiane; Ludwig van Beethoven – Quartetto per archi in mi minore, op. 59 n. 2 “Rasumowsky”

Note di sala*
Radici comuni d’Europa: il viaggio del Kuss Quartet
È a Soghomon Soghomonian detto Vardapet (Padre) Komitas (1869-1935) che si deve la più grande raccolta di canti sacri della tradizione armena, un lavoro straordinario che il prete armeno compì, dopo studi musicali berlinesi, con assidua tenacia, subendo sulla sua persona – poi – le conseguenze del genocidio operato dai turchi sul suo popolo. Sprofondato nella più cupa depressione – a causa dell’arresto e della deportazione subite – fino alla follia, assistette anche – impotente – alla parziale distruzione del suo lavoro di ricerca etnomusicologica.
È con tre brani di Komitas che si apre questo originalissimo percorso che il Kuss Quartet compie stasera per noi, cercando di unire con la musica ciò che oggi la guerra ha diviso e divide, mostrando quanto assurdo sia contrapporre popoli che hanno matrici comuni, radici culturali intrecciate.
Ha così dichiarato Oliver Wille, violinista del Quartetto Kuss: «Il nostro violoncellista viene dall’Armenia, ci ha fatto conoscere le tradizioni musicali del suo paese, piene di bellezza e anche di dolore. Abbiamo trovato anche tre meravigliosi e caratteristici pezzi della Georgia. Così il nostro programma si è trasformato in un viaggio verso est. Ci sentiamo privilegiati di includere un nuovo pezzo scritto per noi da una giovane compositrice ucraina. Siamo riusciti a darle una borsa di studio per venire a vivere in Germania. La sua città natale in Ucraina è stata completamente distrutta dalle bombe. Nella seconda parte del concerto presentiamo uno dei capolavori di Beethoven, il secondo Quartetto “Rasumowsky” con il suo tema popolare russo nel terzo movimento».
Anche Pëtr Il’ič Čajkovskij ha inserito nell’Album di composizioni pianistiche per la gioventù un gran numero di brani della tradizione popolare del suo paese. Il Kuss esegue degli adattamenti per quartetto d’archi di questi piccoli pezzi. Se nella danza Kamarinskaja nelle crome discendenti staccate iniziali si potrebbe quasi intuire il suono della balalaika – accompagnato dal ronzare del basso della fisarmonica e dal battere di mani e piedi della gente che danza – la Canzonetta francese si rifà piuttosto all’atmosfera d’infanzia di Čajkovskij, in cui l’“elemento francese” aveva un ruolo molto importante (i riferimenti sono la mamma che aveva radici francofone, nata Assier, e la sua governante Fanny Durbach). Babayaga evoca l’immagine di una strega: a questo si riferiscono le dissonanze aspre e gli accenti posti sugli accordi, che sembrano quasi tratteggiarne la figura e la voce. La giovane compositrice ucraina Anna Leonova possiede uno stile eclettico, in cui l’aspetto melodico-espressivo rimane sempre al centro della scena. Anna Leonova ha dedicato al Kuss Quartet il recentissimo brano che verrà eseguito questa sera.
Il compositore georgiano Sulchan Zindadse (1925-1991) ha dedicato ampio spazio, nella sua produzione, alla forma-quartetto. Nello stesso tempo è costante, nella sua musica, l’utilizzo di temi e melodie del folklore georgiano, rivisto, rielaborato attraverso i prismi di uno stile musicale che deve molto a Shostakovic e Shebalin.
Tommaso Rossi

Musica a “quattro parti” : evoluzioni russe

Dopo Le Sacre du Printemps (1913), evocazione della Russia pagana e pietra importante della storia della musica del Ventesimo secolo, Igor Stravinskij (1882 – 1971), nel suo periodo “fauve”, torna a comporre per strumenti solisti e per gruppi da camera. I Tre Pezzi per quartetto d’archi (1914) aprono il concerto in modo sperimentale, all’apparenza folkloristico ma multiforme e prettamente timbrico. Il ritmo dei blocchi sonori e la forza politonale dell’armonia di Stravinskij dissacrano violentemente la musica strumentale “a quattro parti”. In Danse gli strumenti emettono suoni su tutta la lunghezza dell’arco, al tallone, pizzicati striduli al ponticello, in modo percussivo e ognuno con proprie figurazioni melodiche e ritmiche ripetute. Lo fanno senza sviluppo, in modo assestante e senza nessun scambio tra le parti. Excentrique (stravagante), è spiccatamente espressionista. Vortici di cromatismi su continui spostamenti di accento si sovrappongono in sequenze di ostinati omoritmici. È il registro sonoro, fuso ed omogeneo, che guida i frammenti dei recitativi strumentali. Cantique (Cantico), suonato in pianissimo, conclude con altrettante sequenze poliritmiche e nessun dialogo polifonico tra le parti. Anche il più tardo Concertino per quartetto d’archi del 1920, e sulla scia della scuola Viennese, dissacra gli schematismi della forma sonata tradizionale su cui era ancorato il quartetto classico da Haydn a Beethoven. Questo Concertino è un pezzo breve in un unico movimento, vagamente di Allegro di sonata, con un preponderante ruolo solistico del primo violino che insieme agli altri archi è trattato in maniera graffiante, marcatamente ritmico, con glissati su tutto l’archetto, ed effetti timbrici taglienti. La parte centrale, un Andante, sfocia in una cadenza del primo violino su doppie corde, poi la ripresa – decisamente più dialettica fino alla climax di accordi ribattuti – che conclude con “calmo e grave senza crescere fino alla fine”.
Calato in un mondo musicale decisamente diverso, Il secondo movimento, Andante cantabile in si bemolle maggiore (1871) – dal Quartetto in Re maggiore op. 11 – è diventato, sotto la veste di svariate trascrizioni, uno dei brani più popolari di Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893). L’adozione di una melodia popolare russa «Vania siede sul divano e fuma una pipa», raccolta dall’autore a Kamenka, è proposta in continue trasformazioni tra passaggi lenti a più agitati e di intensa, commovente malinconia. Morbidezze timbriche accompagnano i dolci crescendo tra le parti in cui il primo violino suona la melodia sottovoce accompagnato con arpeggi dal secondo violino e pizzicati al violoncello. Il brano si inscrive all’interesse verso le musiche popolari che nasce contemporaneamente con la corrente romantica dei nazionalismi musicali. Per creare culturalmente una nazione si sviluppò l’idea, prima promossa da Johann Gottfried von Herder (1744-1803), che il suo spirito autentico fosse espresso attraverso materiale dal folclore: melodie, storie ecc. Periodo questo in cui il folclore musicale era già documentato sul campo con trascrizioni e pubblicazioni.
Raccogliendo l’eredità di Mozart e Haydn, Beethoven affidò al quartetto d’archi le sue più ardite espressioni tra linguaggio armonico e timbrico schiudendo nuove prospettive. Quando nel 1808 il conte Andreas Razumovsky chiese a Schuppanzigh di formare un quartetto da stipendiare come sua “Kapelle”, esso divenne anche il quartetto “personale” di Ludwig van Beethoven, il suo Leibquartett. Periodo questo per Beethoven, in cui tuttavia, tra la Sinfonia Eroica op. 55 e la Quarta op. 60, i quartetti dell’op. 59 assumono l’aspetto di quartetti “sinfonizzati”, seppur non propriamente sperimentali, di portata al di là dell’esperienza e della comprensione dei suoi contemporanei.
il Quartetto in mi minore n. 8, il secondo dell’op. 59 (1804-1806) lotta ripetutamente con il pathos durante i suoi movimenti rapidi e compressi, intersecando nel mezzo un forte contrasto di serenità ma piuttosto cupa. Ciò è reso più direttamente dal Finale, da una spinta ritmica ossessiva, da sonorità costanti in modo minore, e continue ripetizioni del materiale melodico centrale. Questo finale risponde in modo adeguato alla sequenza dei precedenti movimenti: il nervoso Allegro di apertura, il mistico Adagio e l’Allegretto che inizia in modo così semplice, innocuo e poi vira verso complesse armonie. In retrospettiva, è chiaro che i movimenti centrali sono mantenuti molto livellati da Beethoven, in termini di armonia e ritmo, come se fosse una necessaria strategia per smussare la complessità del primo tempo. Tutti e quattro i movimenti rimangono nella tonalità di Mi (minore e maggiore), anche l’adagio, come gli altri sottolinea l’unità dell’effetto. Questa coerenza dell’esperienza ciclica tonale e pressocché totale era chiaramente uno degli obiettivi di Beethoven, qui raggiunto in modo più efficace che nella maggior parte delle altre composizioni del periodo.
Beethoven espone le frasi e gestisce il flusso in modo sottile nel primo movimento Allegro, ma non lascia che il materiale si unisca molto oltre i frammenti melodici di due battute. Questa qualità dipinge l’umorismo essenziale della composizione, che risulta un insieme di tensione e ipersensibilità. Il pezzo è più brusco che violento, più teso che arrabbiato, sensibile piuttosto che realmente sofferente. Per quanto riguarda le ultime battute del primo movimento, portano il motivo della triade spezzata non nel suo abituale pianissimo acuto, ma per la prima volta in fortissimo. Beethoven amava reinterpretare con fortissimi i temi “tranquilli”. Joseph Kerman (1979) racconta che gli venne in mente, l’Adagio in Mi maggiore, “contemplando il cielo stellato e pensando alla musica delle sfere”, scriveva Carl Czerny, che conosceva bene Beethoven. Nel modo più diretto possibile, l’Adagio trascende le tensioni del movimento iniziale con un’estasi di contemplazione silenziosa e senza tempo. Verso la conclusione si allontana cautamente da questa visione, con un movimento di Allegretto in mi minore di studiata semplicità, con una melodia delicata e quasi patetica costruita su di un unico ritmo.

Salvatore Morra

*Questo testo non può essere riprodotto, con qualsiasi mezzo analogico o digitale, in modo diretto o indiretto, temporaneamente o permanentemente, in tutto o in parte, senza l’autorizzazione scritta da parte dell’autore o della Associazione Alessandro Scarlatti

Concerto 10 maggio

Mercoledì 10 maggio 2023 – Teatro Sannazaro – ore 20.30 
GABRIELE PIERANUNZI, violino
GIORGIA TOMASSI, pianoforte
Integrale delle Sonate per violino di Robert Schumann 
Robert Schumann – Sonata n. 1 in la minore op. 105; Sonata n. 2 in re minore op. 121; Sonata n. 3 in la minore WoO 27
Note di sala
di Gregorio Moppi*
Difficili gli ultimi anni di vita di Robert Schumann, dacché nel 1850 il compositore, quarantenne, si trasferì da Dresda a Düsseldorf per occuparsi della vita musicale cittadina da organizzatore, direttore d’orchestra e di coro. Pochi mesi dopo aver preso servizio, già pensava di dimettersi, poiché né i musicisti né il pubblico sembravano apprezzare il suo lavoro. Perdipiù allora si aggravarono i problemi psichici di cui soffriva da tempo, tanto da condurlo a tentare il suicidio gettandosi nel Reno. Era il 1854: per lui si aprirono le porte del manicomio di Endenich, dove morì due anni dopo. A Düsseldorf, comunque, la sua creatività non risentì affatto del clima sfavorevole, e neppure vi incise negativamente il progressivo affievolirsi delle forze che gli procurava annebbiamenti cognitivi, difficoltà di linguaggio e un sibilo fisso negli orecchi. Vero che la critica, per quasi un secolo e mezzo, non ha amato i lavori di questo suo periodo tardo, tipo il Concerto per violino e orchestra e le Geistervariationen per pianoforte (il cui tema Schumann dichiarava d’aver ricevuto in dono dalle anime di Schubert e Mendelssohn), valutandoli pregiudizialmente frutti ammorbati di un autore non più in sé. Un parere che adesso più nessuno sottoscriverebbe, dato che la visionarietà di certe opere di questi anni si pone perfettamente in linea con quanto Schumann aveva realizzato fin dalla gioventù. Quasi gemelle, nell’autunno 1851, vedono la luce le due Sonate per violino e pianoforte op. 105 e op. 121. L’op. 105, in la minore, è di proporzioni più contenute rispetto alla sorella, però non meno meditata. Come in Bach e nell’ultimo Beethoven tutto il materiale tematico ha origine, per espansione, elaborazione e variazione, da cellule minute. Perciò ne risulta un’architettura sintetica e solida, anche perché il ripresentarsi del tema del primo movimento nel terzo crea una forma ad anello tesa a saldare idealmente la fine con l’inizio. Le melodie rifuggono da profili simmetrici, preferendo piuttosto modellarsi con libertà, talvolta in maniera irregolare, secondo quel principio di “prosa musicale” che all’epoca stava sperimentando anche Wagner nei drammi musicali. Ugualmente complessa e volubile è la rete di relazioni armoniche fra le sezioni.
In ogni movimento il dialogo tra violino e piano si intreccia serrato, talvolta imitativo, come nel terzo tempo d’aspetto baroccheggiante, segno di quanto Schumann avesse assimilato il contrappunto bachiano. Il movimento d’apertura, “Mit leidenschaftlichem Ausdruck” (“Con espressione appassionata”), trabocca di quella turbolenza spirituale che contraddistingue sempre l’ispirazione di Schumann. Una turbolenza che sgorga dall’autoanalisi psicologica, dallo scrutare il proprio sé nel profondo, ma che pure sa proiettarsi verso l’assoluto. L’“Allegretto” successivo è un intermezzo rasserenato, quasi una canzone, solo con una punta di mestizia. Segue, in conclusione, il “Lebhaft” (“Vivace”), che l’autore desiderava fosse suonato in “tono riottoso, rude”.
A Schumann l’op. 105 non parve riuscita a dovere, perciò, visto che con il duo violino e piano gli sembrava d’aver preso ormai la mano, scrisse subito una seconda Sonata, più estesa, magniloquente, che non teme il confronto con il modello beethoveniano (con cui tutti i
compositori romantici dovettero confrontarsi).
Difatti sul frontespizio è chiamata “Grosse Sonate”, a dire che si tratta di un pezzo di ampie proporzioni, qualcosa più d’una comune sonata. In effetti i movimenti sono quattro, anziché i consueti tre, e il primo (“Lebhaft”, vivace) è introdotto da una sezione lenta, dal carattere di improvvisazione, una sorta di sipario maestoso da cui ha origine il materiale musicale elaborato nell’intero movimento. Sin dal principio è chiara l’indole della composizione: l’irrequietezza ritmica ineguale e volubile, la tensione nelle dinamiche, il dialogo smanioso tra i due strumenti, lo slancio concitato e ardimentoso dei motivi diretti verso l’alto, che poi si ripiegano su se stessi, si interrompono, corrono affannati, zigzaganti. Mostra questo tratto nervoso anche il secondo movimento, “Sehr lebhaft” (“Molto vivace”), pagina puntuta con, al centro, due sezioni più propense all’effusione melodica. L’indicazione “Leise, einfach” per il terzo movimento ne dipinge perfettamente l’atmosfera: va suonato, appunto, sottovoce, con la più grande semplicità, come se si trattasse di un Lied di Schubert. A un certo momento vi si affaccia inatteso, sgomitando, il tema puntuto del movimento precedente, e si instaura quasi una diverbio tra l’impertinenza di questo einqu l’innocente candore del resto. Poi arriva il movimento finale, “Bewegt” (“Mosso”), dove l’inquietudine riprende piede. La Sonata è dedicata al violinista Ferdinand David, virtuoso eccelso che aveva ispirato a Felix Mendelssohn il Concerto op. 64, ma il primo interprete ne fu Joseph Joachim (destinato a diventare violinista di riferimento di Johannes Brahms), con Clara Schumann al pianoforte.
Al sodalizio con Joachim – così come all’irrompere dell’astro nascente Brahms nella quotidianità dei coniugi Schumann – è legata anche la genesi della terza Sonata. Brahms divenne uno di famiglia dal momento in cui, nel settembre 1853, bussò alla porta di casa Schumann portando un fascio di sue musiche e una lettera di presentazione firmata da Joachim. Robert, esaltato dal talento del giovanotto d’Amburgo, gli propose subito di lavorare a una Sonata a più mani, coinvolgendo nell’impresa un altro giovane discepolo, Albert Dietrich. Il maestro si riservò il movimento lento e il finale, a Dietrich affidò quello d’inizio, a Brahms il terzo, lo Scherzo. Tutti e tre gli autori si proposero di sviluppare il motto di Joachim “frei aber einsam”, libero ma solitario, utilizzando le iniziali delle tre parole come embrione tematico dell’opera – F in tedesco indica la nota Fa, A il La, E il Mi. Al violinista il compito di scoprire chi, degli amici, avesse scritto cosa. Il gioco casalingo ebbe successo. Dopodiché Schumann decise di ritornare sulla sua coppia di movimenti per aggiungerne altri due e aver così una Sonata completa. La Terza. Che però in seguito la moglie Clara volle togliere dalla circolazione giudicandola guastata dalla follia.
Comunque nel Novecento il manoscritto è riemerso, e nel 1956 la Sonata ha potuto essere
pubblicata. L’avvio, “Ziemlich langsam” (“Piuttosto lento”), esaspera quanto già presente nelle Sonate precedenti: la condotta ispida delle parti, l’asimmetria delle frasi melodiche, diseguali enevrotiche, l’irregolarità ritmica, come se tutto fosse inciso a puntasecca. Nel successivo “Lebhaft” (“Vivace”) il violino danza sulle onde ora gonfie ora singhiozzanti del piano. Poi ecco l’Intermezzo e il Finale concepiti per la Sonata F.A.E.: l’uno manifestazione dello Schumann più lirico, l’altro esaltato e trascinante.
*Questo testo non può essere riprodotto, con qualsiasi mezzo analogico o digitale, in modo diretto o indiretto, temporaneamente o permanentemente, in tutto o in parte, senza l’autorizzazione scritta da parte dell’autore o della Associazione Alessandro Scarlatti 

Grande Musica a San Giorgio

Per il secondo anno consecutivo l’Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli, l’ente concertistico più antico del Mezzogiorno in attività, dedica alla Città di Salerno alcuni appuntamenti musicali di rilievo nello splendido scenario della Chiesa di San Giorgio, non solo luogo sacro e speciale rifulgente di opere d’arte ma anche spazio acustico di straordinario fascino, particolarmente adatto ad accogliere la musica.
La rassegna che l’Associazione Alessandro Scarlatti propone a partire dal mese di maggio si articola in sette appuntamenti assai diversi l’uno dall’altro per contenuti.
Le suggestioni del pianismo romantico di Chopin e Schumann, affidate a un grande virtuoso della tastiera come Costantino Catena, saranno protagoniste nel concerto inaugurale previsto per il 13 maggio, che accosta alla Kreisleriana di Schumann, straordinaria composizione dedicata a Chopin, a tre grandi capolavori dello stesso Chopin: la Polacca in fa diesis minore op. 44, la Fantasia in fa minore op. 49, la Barcarola in fa diesis maggiore op. 60. Costantino Catena, Yamaha Artist dal 2016, è un grande interprete del repertorio schumanniano, del quale sta curando, per l’etichetta Brilliant, la registrazione integrale delle opere pianistiche. Secondo Costantino Catena: «non è un caso che i Kreisleriana, uno dei vertici del romanticismo musicale e uno dei massimi capolavori di Schumann e anche la sua opera più tormentata, sottile e fantastica, siano dedicati proprio a Chopin. Le otto fantasie che compongono questo ciclo, pervase di demonismo angoscioso, sono quanto di più cupo e fantastico Schumann abbia potuto scrivere».
Le composizioni del grande repertorio sacro della Scuola Musicale Napoletana risuoneranno nel concerto del 20 maggio, affidate al Coro Mysterium Vocis diretto da Rosario Totaro, che propone brani di Trabaci, Provenzale, Alessandro Scarlatti, Fago, Domenico Scarlatti, Niccolò Jommelli con la presenza, all’organo, di Sossio Capasso.
Infine, la brillantezza e le armoniose melodie del barocco tedesco di Bach, Händel e Telemann, affidati alle cure di un ensemble barocco che suona su strumenti d’epoca – costituito da Tommaso Rossi (flauto dolce e traversiere), Nicholas Robinson (violino), Patrizia Varone (clavicembalo) – chiudono la prima parte della rassegna, il giorno 27 maggio.
Dalla fine di settembre, poi, proseguirà il felice rapporto di collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Martucci, e, in particolare con la sua prestigiosa scuola di pianoforte. Otto giovanissimi allievi proporranno un vero e proprio cartellone di quattro appuntamenti in omaggio a Rachmaninov, il grande compositore di cui nel 2023 si celebra il 150° anniversario della nascita, proponendo non soltanto sue musiche ma anche composizioni di autori russi a lui legati.
I concerti sono previsti alle ore 19.30
Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti.

Grande Musica a San Giorgio – Rossi, Robinson, Varone

Sabato 27 maggio 2023 – Salerno, Chiesa di San Giorgio – ore 19.30
TOMMASO ROSSI, flauto
NICHOLAS ROBINSON, violino
PATRIZIA VARONE, clavicembalo
Il barocco tedesco: Bach, Händel, Telemann
Georg Philipp Telemann – Triosonata in la minore per flauto dolce, violino e basso continuo, Triosonata in sol minore per flauto dolce , violino e basso continuo; Johann Sebastian Bach – Triosonata in sol maggiore BWV 1038 per flauto traversiere, violino e basso continuo; Georg Friedrich Händel – Triosonata in fa maggiore op. 2 n. 4 per flauto, violino e basso continuo – Georg Philipp Telemann – Triosonata in re minore per flauto dolce, violino e basso continuo

I concerti sono gratuiti fino ad esaurimento posti

TOMMASO ROSSI
Si è diplomato in flauto traverso presso il Conservatorio di Napoli, sotto la guida di Pasquale Esposito, perfezionandosi in seguito con Mario Ancillotti presso la Scuola di Musica di Fiesole, dove ha conseguito il diploma finale con il massimo dei voti. Ha conseguito il diploma di flauto dolce con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore sotto la guida di Paolo Capirci presso il Conservatorio di Latina, perfezionandosi con Pedro Memelsdorff in flauto dolce e con Jesper Christensen in Musica da Camera, presso la Schola Cantorum Basiliensis.
Ha collaborato e collabora con alcuni dei più importanti di musica antica come la Cappella Neapolitana di Antonio Florio con cui ha inciso per OPUS 111, Naïve, Eloquentia, Dynamic, Glossa, Il Complesso Barocco di Alan Curtis, l’Ensemble Risonanze di Carlo Chiarappa, Concerto Italiano di Rinaldo Alessandrini, Les Talens Lyrique di Cristophe Rousset. Nel 2010 ha fondato, con Raffaele Di Donna e Marco Vitali, l’Ensemble Barocco di Napoli, con cui ha pubblicato l’integrale delle cantate di Alessandro Scarlatti per soprano, flauti e basso continuo e, nel 2013, e la prima registrazione assoluta delle Sonate di Leonardo Leo per flauto dolce e basso continuo. Nel 2019, in collaborazione con Abchordis, ha visto la luce per Sony, il CD Il Soffio di Partenope, lavoro antologico sul repertorio per strumenti a fiato nella Napoli del XVIII secolo. Nel 2021 è stato pubblicato un CD dedicato alle Sonate per flauto di Robert Valentine. Si dedica come interprete e organizzatore da anni anche al repertorio contemporaneo. Hanno scritto per lui compositori quali Alessandra Bellino, Carlo Boccadoro, Claudio Lugo, Paolo Marchettini, Claudio Rastelli, Alessandro Solbiati. Con L’Ensemble Dissonanzen, organismo di produzione dell’Associazione, ha suonato presso importanti istituzioni musicali italiane ed internazionali quali Festival di Salisburgo, Ravenna Festival, GOG, incidendo per Niccolò, Mode Records, Die Schachtel. È stato docente di flauto dolce presso i Conservatori di Musica di Cosenza e Benevento. Attualmente è titolare della cattedra di flauto dolce presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.
Laureato con lode in storia della musica presso l’Università “Federico II” di Napoli, suoi contributi sono apparsi su molte riviste italiane specializzate.
Dal giugno 2016 è direttore artistico dell’Associazione “Alessandro Scarlatti” di Napoli.

NICHOLAS ROBINSON
È uno dei violinisti più richiesti nel campo della musica antica in Italia e all’estero da oltre 25 anni, con un’intensa attività concertistica di più di 50 concerti all’anno e ha registrato più di 60 CD per Deutsche Grammophon, Sony, Virgin, Decca, Harmonia Mundi, Naive, Opus 111 e Alpha.
E’ stato primo violino spalla della Cappella della Pietà dei Turchini dal 1993 al 2003; spalla dell’ensemble Concerto Italiano, diretto da Rinaldo Alessandrini, dal 2004 al 2016; spalla e solista con l’ensemble Zefiro, diretto da Alfredo Bernardini, del gruppo milanese La Risonanza, diretto da Fabio Bonizzoni, e negli ultimi anni è stato invitato come spalla e solista per moltissime orchestre e ensemble da camera in tutto Europa – l’Accademia Bizantina, diretto da Ottavio Dantone la Akadamie fur Alte Musik di Berlino, Les Talens Lyriques di Parigi, diretto da Christophe Rousset, L’Orchestra Barocca Argentina, diretto diretto da Jean Christophe Spinosi, l’Orquesta Barroca Catalana e l’Orchestra Barocca di Oslo. Inoltre, ha suonato insieme a Fabio Biondi, Ton Koopman, Giuliano Carmignola, Monica Hugget, Rachael Podger, Manfred Kraemer e Gustav Leonhardt.
E’ stato membro di English Concert, diretto dal clavicembalista Trevor Pinnock, una delle orchestre barocche più importanti del mondo, e con la quale ha fatto concerti in tutto il mondo e ha partecipato a più di 20 registrazioni per la Deutsche Grammophon. Concerti al Musikverein di Vienna, la Philharmonie di Berlino, il Royal Albert Hall di Londra, la Suntory Hall di Tokyo, Il Teatro Colon di Buenos Aires, Schauspielhaus di Berlin, Cologna Philharmonie. Registrazioni includono l’integrale delle sinfonie di Mozart, le suite di Bach, le opere di Purcell, sinfonie di Haydn, le messe di Haydn e Mozart,e dei concerti di Vivaldi.
E’ attualmente docente di violino barocco al Conservatorio di Palermo.

PATRIZIA VARONE
Diplomata in Pianoforte, Clavicembalo, Musica da Camera, esperta di Basso Continuo, con una carriera concertistica ultraventennale su palcoscenici prestigiosi: Konzerthaus di Vienna, Accademia di S.Cecilia Roma, Società del Quartetto di Milano, Filarmonica di Berlino, Filarmonica di Varsavia, Palau de la Musica di Barcellona, Auditorio Nacional di Madrid, Citè de la Musique di Parigi, Centre Baroque de Versailles, Teatro Colòn di Buenos Aires, Tokyo Theatre, Teatri di Santiago del Cile e di San Paolo del Brasile, De Singel di Anversa, Concertgebouw di Amsterdam, Conservatorio di Stato di S. Pietroburgo. Clavicembalista storica dell’ orchestra barocca “Cappella Neapolitana”- già Cappella della Pietà de’ Turchini -, ensemble tra i più prestigiosi del panorama internazionale, ha anche realizzato decine di incisioni discografiche premiate con importanti riconoscimenti (CHOC MUSIQUE, 10 REPERTOIRE, 5STARS GOLDBERG, DIAPASON D’OR) e registrazioni per le maggiori radio e televisioni europee.
Specialista di musica del periodo barocco, ha partecipato alla produzione di diverse opere in qualità di maestro sostituto e di primo cembalo. Ha collaborato con l’Orchestra del Teatro S.Carlo di Napoli, l’Ensemble Aurora di Enrico Gatti, l’ensemble Elyma di Gabriel Garrido, la Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli, l’ensemble Accordone di Guido Morini, il Ghislieri Consort, la Real Filarmonica de Galicia (E), l’ Orchestra de la Comunidad de Madrid (E), l’Orchestra Sinfonica de Galicia (E), l’Ensemble Barocco di Napoli. Per diversi anni è stata docente di “Laboratorio di Basso Continuo” presso il Master di Musica Antica del Conservatorio di Napoli. Vincitrice del Concorso Ordinario 2016, insegna Pianoforte presso il Liceo Musicale “Polo Bianciardi” di Grosseto, città in cui risiede con la sua famiglia.

Grande Musica a San Giorgio – Mysterium Vocis

Sabato 20 maggio 2023 ¬- Salerno, Chiesa di San Giorgio – ore 19.30
MYSTERIUM VOCIS
ROSARIO TOTARO, direttore
SOSSIO CAPASSO, organo
La liturgia musicale a Napoli tra Sei e Settecento
Giovanni Maria Trabaci – Ricercare sesto tono con tre fughe e suoi riversi per organo; Canto piano – Deus in adjutorium meum intende; Francesco Provenzale – Dixit Dominus a 5 voci e basso continuo; Alessandro Scarlatti – Ave maris stella a 4 voci e basso continuo; Nicola Fago – Laetatus sum a 4 voci e basso continuo; Giovanni Maria Trabaci – Canzon Franzesa IV per organo; Domenico Scarlatti – Magnificat a 4 voci e basso continuo; Gregorio Strozzi – Toccata quarta per l’elevatione per organo – Niccolò Jommelli – Locus iste a 5 voci e basso continuo

I concerti sono gratuiti fino ad esaurimento posti

MYSTERIUM VOCIS
Soprani Virginia Cimino, Teresa Di Gennaro, Giulia Lepore, Angela Luglio, Carolina Napoletano, Fiorella Orazzo, Sabrina Santoro, Apollonia Vergolino, Cecilia Videtta
Contralti Maria Cristina D’Alessandro, Roberta De Mattia, Margherita Di Gennaro, Marina Esposito, Tiziana Fabbricatti, Nunzia Federica Faro, Marina Meo
Tenori Alessandro Caro, Marcello Della Gatta, Valerio Ilardo, Guido Mandaglio, Antonio Parisi, Mattia Totaro
Bassi Cesario Vincenzo Angelino, Giuseppe De Liso, Roberto Gaudino, Guglielmo Gisonni, Gianluca Scotto di Tella, Fabio Todisco
Dalla sua costituzione nel 1992, sotto la Direzione del M° Rosario Totaro, il coro Mysterium Vocis ha svolto un’intensa attività concertistica, proponendo partiture desuete appartenenti alla tradizione musicale napoletana sei-settecentesca e promuovendo particolarmente la diffusione del repertorio sacro dei compositori Pietrantonio Gallo, Pasquale Cafaro e Nicola Sala.
Il coro vanta nel suo repertorio anche prime esecuzioni di autori contemporanei, come l’oratorio Nativitas ed il Requiem di Gaetano Panariello, la cantata Laudato sie di Giacomo Vitale, la composizione da camera Platon – Una lettura dal Symposion di Nicola Scardicchio, la Missa Mysterium di Marco Palumbo.
Numerose, nel corso degli anni, le partecipazioni a prestigiosi Festival e Rassegne (Festival Monteverdi di Cremona, Festival dell’Aurora di Crotone, Ravello Festival, Festival di Saint-Denis, Festival Kirkko Soikoon di Helsinki, Sorrento Festival, Festival Cimarosa di Aversa, Barocco Festival Leonardo Leo, Festival Duni di Matera, Festival Durante di Frattamaggiore) e le collaborazioni con Enti musicali di alto profilo artistico (Accademia di Santa Cecilia, Teatro Sperimentale “A. Belli” di Spoleto, Teatro di San Carlo, Associazione Alessandro Scarlatti, Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini, Fondazione Franco Michele Napolitano, Nuova Orchestra Scarlatti).
Il coro ha collaborato con continuità con il M° Antonio Florio sia con la Cappella della Pietà de’ Turchini sia con la Cappella Neapolitana; nell’ambito di questo proficuo rapporto di collaborazione, il coro ha partecipato tra l’altro alle registrazioni della casa discografica francese Opus 111-Naïve Vespro in festo Sancti Philippi Neri su musiche di Provenzale e Veni Creator Spiritus su brani di Jommelli, Porpora e Cafaro, oltre a realizzare altri cd autonomamente.
ROSARIO TOTARO
Musicista napoletano, si è diplomato al Conservatorio San Pietro a Majella prima in pianoforte, sotto la guida di Carlo Ardissone, e successivamente in canto, con Tina Quagliarella. Ha in seguito approfondito gli studi di canto con Michael Aspinall, Claudine Ansermet e Maria Ercolano. L’incontro con il M° Argenzio Jorio ha alimentato la passione per la direzione di coro, che lo ha portato a dirigere nel 1984 il gruppo “Li chori in musica neapolitani” e dal 1992 ad oggi il coro Mysterium Vocis.
Nel 1991 entra a far parte del gruppo vocale-strumentale “Cappella Neapolitana” di Antonio Florio in qualità di tenore, con cui ha partecipato ad importanti manifestazioni e stagioni concertistiche in Italia (Teatro di San Carlo di Napoli, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Massimo di Palermo) e all’estero (Vienna, Berlino, Madrid, Lisbona, Parigi, Londra, Città del Messico, Buenos Aires, Tokio, Shanghai, Gerusalemme). Con lo stesso gruppo ha inoltre partecipato a numerose registrazioni con le case discografiche Simphonia, Opus 111, Naive e Glossa.
È docente presso il Conservatorio di musica “Domenico Cimarosa” di Avellino
SOSSIO CAPASSO
Nato a Napoli, si è diplomato brillantemente in pianoforte sotto la guida del M° A. Capuano, perfezionandosi successivamente con i Maestri Sergio Fiorentino e Lazar Berman. Contemporaneamente agli studi pianistici ha intrapreso quelli in Organo e Composizione organistica presso il Conservatorio di Napoli diplomandosi con il massimo dei voti sotto la guida del M° Anna M. Robilotta. Ha studiato Clavicembalo con il M° Enrico Baiano.
Interessato ad approfondire i diversi repertori secondo le prassi storiche filologiche, ha seguito i corsi di perfezionamento in Italia e all’estero con illustri didatti: L. Lohmann, L. Ghielmi, L.F. Tagliavini, J. Boyer, L. Tamminga, M. Radulescu, D. Roth, N. Hakim. Ha studiato clavicembalo con Enrico Baiano nel dipartimento di musica antica e tastiere storiche presso il Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino.
Ha ottenuto premi in diversi concorsi organistici nazionali e internazionali.
Svolge intensa attività concertistica partecipando a festival organistici e di musica antica nazionali e internazionali. All’attività musicale ha affiancato anche studi didattici presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Ha conseguito, presso il Conservatorio San Pietro a Majella, il Diploma Accademico di II° Livello in “Discipline Musicali”, indirizzo concertistico per Organo con votazione 110\110 e lode, discutendo una tesi dal titolo: “Bach Mathematicus e le Variazioni Canoniche”.
È Dottore di Ricerca in Musicologia presso l’università di Guanajuato in Messico.

Grande Musica a San Giorgio – Costantino Catena

Sabato 13 maggio 2023 – Salerno, Chiesa di San Giorgio – ore 19.30
COSTANTINO CATENA, pianoforte
Robert Schumann – Kreisleriana op. 16; Fryderyk Chopin – Polacca in fa diesis minore op. 44, Fantasia in fa minore op. 49, Barcarola in fa diesis maggiore op. 60

Il concerto è gratuito fino ad esaurimento posti

COSTANTINO CATENA
“Pianista di un tipo ormai raro nella sua generazione, in lui sfolgora anzitutto l’arte del cantare sulla tastiera con invenzioni di fraseggio che ne dimostrano la squisita intelligenza musicale”: definito con queste parole da Carlo Vitali sulla rivista Amadeus, Costantino Catena è stato ospite di importanti istituzioni concertistiche in vari paesi europei, in Australia, negli U.S.A., in Russia e in Giappone, tra cui l’Accademia Filarmonica di Bologna, la Philharmonia di San Pietroburgo, il Gasteig di Monaco di Baviera, il Festival Internazionale di Ravello, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Teatro dell’Arte della Triennale, la Società dei Concerti di Milano, l’Associazione Scarlatti di Napoli, il Teatro Goldoni di Livorno, il Conservatorio Čaikovskij di Mosca, la Yasar Concert Hall di Izmir, la Winchester University, il Kennedy Center e la Georgetown University di Washington, la Filarmonica De Stat Transilvania di Cluj-Napoca, il Kusatsu International Festival, l’Ohrid Summer Festival. Nel libro di Luca Ciammarughi “Da Benedetti Michelangeli alla Argherich – Trent’anni con i grandi pianisti”, a Costantino Catena viene riconosciuta la dote di unire “al cesello virtuosistico un cantabile di assoluta bellezza sonora.”
Recording Artist per la casa discografica giapponese Camerata Tokyo – per la quale sta registrando l’integrale delle opere pianistiche di Robert Schumann – ha inciso numerosi CD e le sue registrazioni, spesso premiate da riviste specializzate come Musica (più volte 5 stelle e CD del mese: ottobre 2015, marzo 2020, maggio 2021, novembre 2022), Amadeus, Discophilia, Fanfare, Gramophone, Audiophile, Classic Voice, Suonare News (due volte CD copertina, agosto 2020 e ottobre 2021) sono frequentemente trasmesse in Italia e all’estero (RAI Radiotelevisione Italiana, NHK Nippon Hōsō Kyōkai, RSI Radio della Svizzera Italiana, MR Magyar Rádió). Nell’agosto 2016 il CD lisztiano “Two Saints – Francis of Assisi & Francis of Paola” è stato scelto come uno dei migliori dischi sulla rivista giapponese “Record Geijutsu” e sempre in Giappone la rivista “Ontomo” ha premiato nell’agosto 2022 il secondo CD dell’integrale schumanniana. Ha recentemente inciso in prima mondiale le musiche pianistiche di Ermanno Wolf-Ferrari per Brilliant Classics, da lui riscoperte presso la Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, e la musica da camera con pianoforte dello stesso autore, curandone anche la revisione per le Edizioni Curci.
Docente di pianoforte presso il Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci di Salerno è laureato sia in Filosofia che in Psicologia.
Nel 2016 Costantino Catena è stato ufficialmente designato Yamaha Artist.

Le stagioni del Barocco


In seguito al successo delle precedenti due rassegne sul territorio napoletano e una nella penisola sorrentina, la Associazione Alessandro Scarlatti  presenta la quarta edizione della rassegna “Le Stagioni del barocco”, riempendo di musica alcune delle più belle chiese della città di Aversa in collaborazione con la Associazione Aversaturismo e mantenendo anche alcuni appuntamenti nella città di Napoli. Aversa, Città Millenaria di fondazione normanna è la patria di importanti musicisti quali Domenico Cimarosa, Niccolò Jommelli e Gaetano Andreozzi. Nel contempo, pur non avendo un proprio Conservatorio, è stata ed è ispiratrice di numerosi talenti musicali. I concerti saranno preceduti da visite guidate a cura di esperti e storici dell’arte.
La rassegna attraverso 6 concerti tra il 27 aprile e il 17 giugno 2023, fa dialogare tra loro diversi stili del Barocco: lo straordinario patrimonio organistico aversano sarà protagonista del primo concerto, nel quale sarà inaugurato, dopo un attento restauro, lo strumento presente nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo con un concerto di Mauro Castaldo. Il secondo concerto, previsto nella Chiesa di San Francesco, nel giorno del compleanno di Alessandro Scarlatti, prosegue la tradizione orami più che decennale di dedicare un concerto al compositore nostro eponimo nel giorno del suo compleanno. Il concerto è a cura della Scarlatti Baroque Sinfonietta, l’ensemble di musica antica a organico variabile nato all’interno delle attività dell’Associazione Alessandro Scarlatti, che spegnerà le 363 candeline anche a Napoli, con un concerto nella Chiesa dei SS Marcellino e Festo. Nel primo dei due concerti presso l’Abbazia di San Lorenzo saranno presentate Trio-sonate di Bach, Händel e Telemann e vedranno il gradito ritorno a Napoli di Nicholas Robinson al violino, con Tommaso Rossi al flauto e Patrizia Varone al clavicembalo . Per il quarto concerto, che si terrà nella Chiesa di San Giovanni Evangelista, il chitarrista Piero Viti ha scelto l’omaggio al grande Maestro Segovia alternando due prestigiosi strumenti “storici”:una chitarra Fabbricatore del XIX secolo e una Antigua Casa Nuñez, strumento argentino di pregio della fine degli anni Trenta del XX secolo. L’ultimo concerto della rassegna vede protagonista la musica corale, una delle declinazioni tipiche del barocco in musica, legata come è alle magie del contrappunto e alle risorse espressive della voce umana, con il concerto di Mysterium Vocis diretto da Rosario Totaro e Sossio Capasso all’organo.I concerti sono gratuiti
Il concerto del 3 maggio 2023 alle ore 17.30 nella Chiesa dei SS Marcellino e Festo è gratuito su prenotazione
prenotazioniscarlatti@gmail.com

LESTAGIONI DEL BAROCCO – Aversa

LE STAGIONI DEL BAROCCO
Aversa – Napoli
27 aprile – 17 giugno 2023

Sabato 17 giugno 2023 – Aversa, Abbazia di San Lorenzo – ore 19.30
MYSTERIUM VOCIS
ROSARIO TOTARO, direttore
SOSSIO CAPASSO, organo
La liturgia musicale a Napoli tra Sei e Settecento
Giovanni Maria Trabaci – Ricercare sesto tono con tre fughe e suoi riversi per organo; Canto piano – Deus in adjutorium meum intende; Francesco Provenzale – Dixit Dominus a 5 voci e basso continuo; Alessandro Scarlatti – Ave maris stella a 4 voci e basso continuo; Nicola Fago – Laetatus sum a 4 voci e basso continuo; Giovanni Maria Trabaci – Canzon Franzesa IV per organo; Domenico Scarlatti – Magnificat a 4 voci e basso continuo; Gregorio Strozzi – Toccata quarta per l’elevatione per organo; Niccolò Jommelli – Locus iste a 5 voci e basso continuo

MYSTERIUM VOCIS
Soprani
Virginia Cimino, Teresa Di Gennaro, Giulia Lepore, Angela Luglio, Carolina Napoletano, Fiorella Orazzo, Sabrina Santoro, Apollonia Vergolino, Cecilia Videtta
Contralti
Maria Cristina D’Alessandro, Roberta De Mattia, Margherita Di Gennaro, Marina Esposito, Tiziana Fabbricatti, Nunzia Federica Faro, Marina Meo
Tenori
Alessandro Caro, Marcello Della Gatta, Valerio Ilardo, Guido Mandaglio, Antonio Parisi, Mattia Totaro
Bassi
Cesario Vincenzo Angelino, Giuseppe De Liso, Roberto Gaudino, Guglielmo Gisonni, Gianluca Scotto di Tella, Fabio Todisco

Dalla sua costituzione nel 1992, sotto la Direzione del M° Rosario Totaro, il coro Mysterium Vocis ha svolto un’intensa attività concertistica, proponendo partiture desuete appartenenti alla tradizione musicale napoletana sei-settecentesca e promuovendo particolarmente la diffusione del repertorio sacro dei compositori Pietrantonio Gallo, Pasquale Cafaro e Nicola Sala.
Il coro vanta nel suo repertorio anche prime esecuzioni di autori contemporanei, come l’oratorio Nativitas ed il Requiem di Gaetano Panariello, la cantata Laudato sie di Giacomo Vitale, la composizione da camera Platon – Una lettura dal Symposion di Nicola Scardicchio, la Missa Mysterium di Marco Palumbo.
Numerose, nel corso degli anni, le partecipazioni a prestigiosi Festival e Rassegne (Festival “Monteverdi” di Cremona, Festival dell’Aurora di Crotone, Ravello Festival, Festival di Saint-Denis, Festival Kirkko Soikoon di Helsinki, Sorrento Festival, Festival Cimarosa di Aversa, Barocco Festival Leonardo Leo, Festival Duni di Matera, Festival Durante di Frattamaggiore) e le collaborazioni con Enti musicali di alto profilo artistico (Accademia di Santa Cecilia, Teatro Sperimentale “A. Belli” di Spoleto, Teatro di San Carlo, Associazione Alessandro Scarlatti, Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini, Fondazione Franco Michele Napolitano, Nuova Orchestra Scarlatti).
Il coro ha collaborato con continuità con il M° Antonio Florio sia con la Cappella della Pietà de’ Turchini sia con la Cappella Neapolitana; nell’ambito di questo proficuo rapporto di collaborazione, il coro ha partecipato tra l’altro alle registrazioni della casa discografica francese Opus 111-Naïve Vespro in festo Sancti Philippi Neri su musiche di Provenzale e Veni Creator Spiritus su brani di Jommelli, Porpora e Cafaro, oltre a realizzare altri cd autonomamente.

ROSARIO TOTARO
Musicista napoletano, si è diplomato al Conservatorio S.Pietro a Majella di Napoli prima in pianoforte, sotto la guida di Carlo Ardissone, e successivamente in canto, con Tina Quagliarella. Ha in seguito approfondito gli studi di canto con Michael Aspinall , Claudine Ansermet e Maria Ercolano. L’incontro con il M° Argenzio Jorio ha alimentato la passione per la direzione di coro, che lo ha portato a dirigere nel 1984 il gruppo “Li chori in musica neapolitani” e dal 1992 ad oggi il coro Mysterium Vocis.
Nel 1991 entra a far parte del gruppo vocale-strumentale “Cappella Neapolitana”di Antonio Florio in qualità di tenore, con cui ha partecipato ad importanti manifestazioni e stagioni concertistiche in Italia (Teatro S.Carlo di Napoli, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Massimo di Palermo) e all’estero (Vienna, Berlino, Madrid, Lisbona, Parigi, Londra, Città del Messico, Buenos Aires, Tokio, Shanghai, Gerusalemme). Con lo stesso gruppo ha inoltre partecipato a numerose registrazioni con le case discografiche Simphonia, Opus 111, Naive e Glossa.
È docente presso il Conservatorio di musica “Domenico Cimarosa” di Avellino

SOSSIO CAPASSO
Nato a Napoli, si è diplomato brillantemente in pianoforte sotto la guida del M° A. Capuano, perfezionandosi successivamente con i Maestri Sergio Fiorentino e Lazar Berman. Contemporaneamente agli studi pianistici ha intrapreso quelli in Organo e Composizione organistica presso il Conservatorio di Napoli diplomandosi con il massimo dei voti sotto la guida del M° Anna M. Robilotta. Ha studiato Clavicembalo con il M° Enrico Baiano.
Interessato ad approfondire i diversi repertori secondo le prassi storiche filologiche, ha seguito i corsi di perfezionamento in Italia e all’estero con illustri didatti: L.Lohmann, L.Ghielmi, L.F.Tagliavini, J.Boyer, L.Tamminga, M.Radulescu, D.Roth, N.Hakim. Ha studiato clavicembalo con Enrico Baiano nel dipartimento di musica antica e tastiere storiche presso il Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino.
Ha ottenuto premi in diversi concorsi organistici nazionali e internazionali
Svolge intensa attività concertistica partecipando a festival organistici e di musica antica nazionali e internazionali. All’attività musicale ha affiancato anche studi didattici presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Ha conseguito, presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli, il Diploma Accademico di II Livello in “Discipline Musicali”, indirizzo concertistico per Organo con votazione 110\110 e lode, discutendo una tesi dal titolo: “Bach Mathematicus e le Variazioni Canoniche”.
E’ Dottore di Ricerca in Musicologia presso l’università di Guanajuato in Messico.

Il concerto è gratuito